I Filarmonici Veneti

25 gennaio - Dedicato alla Giornata della Memoria
"Quartetto per la fine dei Tempi" di Olivier Messiaen



Capolavoro assoluto della musica da camera del Novecento, il "Quartetto per la fine dei tempi" di Olivier Messiaen è un’opera particolarmente commovente, sia per le sonorità che per la storia della sua genesi. Si tratta infatti di una composizione scritta nel 1940-41 mentre Messiaen era detenuto nel campo di prigionia tedesco di Görlitz. Messiaen iniziò dapprima a comporre un trio per violino, violoncello e clarinetto, ma poi lavorando alla ristrutturazione d’una baracca adibita a teatro ad uso dei prigionieri, riuscì a procurarsi un vecchio pianoforte. Il trio originario divenne il quarto movimento (Interludio) di una costruzione ben più articolata che si espanse sino alle dimensioni che oggi conosciamo. Durante la prima esecuzione del Quartetto fu lo stesso Messiaen ad interpretare la parte pianistica, che comunque rimane per la maggior parte del tempo ridotta ad un ruolo di accompagnamento. Finalmente, il 15 gennaio 1941 allo Stalag VIII A, l'opera fu eseguita di fronte a circa quattrocento prigionieri, stipati in religioso silenzio, nel gelido baraccone, da quattro strani musicisti che indossavano uniformi rattoppate e scarpe di legno. Lo stesso anno i quattro soldati-musicisti furono rimpatriati. L’opera, a differenza di quanto siamo abituati ad ascoltare nel tradizionale quartetto per archi, dove gli strumenti mettono in opera un serrato dialogo che li vede sempre attori, in questo caso si tratta più di un collage di brani solistici, di duetti, di trii che propongono sonorità e melodie assai difficili da descrivere che vanno dal richiamo del canto degli uccelli a certe “ubiquità tonali” come dice lo stesso Messiaen nel suo scritto che “avvicinano l’ascoltatore all’eternità nello spazio o nell’infinito”. E, come egli stesso racconta “Il “Quatuor pour la fin du Temps” ebbe la sua prima esecuzione nello Stalag VIII A, il 15 gennaio 1941. Questo accadeva a Görlitz, in Slesia, con un freddo atroce. Lo Stalag era sepolto sotto la neve. Eravamo trentamila prigionieri (francesi per la maggior parte, con qualche polacco e belga). Suonavamo su strumenti di fortuna: il violoncello di Etienne Pasquier aveva solamente tre corde, i tasti del mio pianoforte verticale si abbassavano e non si rialzavano... Mi avevano affibbiato un vestito verde completamente stracciato e ai piedi calzavo zoccoli di legno. Il pubblico comprendeva persone di ogni ceto sociale: sacerdoti, medici, piccolo borghesi, militari di carriera, operai, contadini...”.
E' questa una delle poche composizioni cameristico-strumentali di Messiaen. Un pianoforte, un violoncello, un violino e un clarinetto ci accompagnano in un suggestivo viaggio verso l’intimo e l’infinito, ispirato dall’immagine tratteggiata nell’Apocalisse di Giovanni, quella di eterea possanza dell’angelo che annuncia la fine dei tempi. Negli 8 movimenti prende vita quel “vortice di colori complementari” (come dice l’autore stesso) che rappresenta uno dei picchi della musica classica moderna, e racchiude in sé scintille che divamperanno in quella contemporanea.

I tempi del Quartetto:
1. Liturgie de cristal (Liturgia del cristallo)
2. Vocalise, pour l'Ange qui annonce la fin du Temps
(Vocalizzo per l'Angelo che annuncia la fine dei Tempi)
3. Abîme des oiseaux
(Abisso degli uccelli)
4. Intermède
(Interludio)
5. Louange à l'éternité des Jésus (Lode all'eternità di Gesù)
6. Danse de la fureur pour les sept tropettes (Danza del furore per le sette trombe)
7. Fouillis d'arcs-en-ciel, pour l'Ange qui annonce la fin du Temps (Tumulto d’arcobaleni per l’angelo che annuncia la fine dei Tempi
8. Louange à l'immortalité de Jésus (Lode all'immortalità di Gesù)